13 canzoni italiane sul gelato

gelato

13 canzoni italiane sul gelato

This post is also available in: English (Inglese)

In estate, il gelato è il mio peccato di gola per eccellenza. E siccome il peccato e la curiosità si tengono per mano, quando vado in Italia cerco di provare più gusti che posso. Ma lo sapevate che il gelato è sempre stato al centro di un vero dibattito morale? E la canzone popolare italiana ne ha seguito le sorti, giocando con l’aspetto più o meno peccaminoso? Da Mina a Bobby Solo, da Paolo Conte a Fedez, passando per Gianna Nannini e Bugo, molti cantanti italiani ne hanno cantato il gusto, la freschezza, la dolcezza, la sensualità.

Er cono gelato (1937)

Vittorio Senzani (autori: De Paolis – Bertini)

Er cono gelato (1937)

È il 1937 e l’unico rimedio per la “callaccia” di chi brucia d’amore e vuole fuggire “er peccato” è Er cono gelato. Vittorio Senzani elogia l’ultimo “ritrovato” per ristorare corpi e anime. 

Il legame tra vizio e gelato, però, non è una novità. Già nel 1780, John Moore, un dottore inglese residente a Napoli, sostiene che i dessert ghiacciati minaccino l’ordine sociale tanto quanto l’alcol. (Calaresu 2013:51) E poco più di un secolo dopo, le autorità conservatrici di Glasgow vedevano nei gelati l’epitome della lussuria (McKee 201), tanto da cercare di chiudere le gelaterie gestite dagli emigranti italiani.

La tensione raddoppia, se pensiamo che Er cono gelato appare in piena epoca fascista. Sono gli anni in cui la propaganda di regime dichiara guerra alla musica straniera, “depravata,” soprattutto a quella d’impronta afroamericana come il blues e il jazz. Il pubblico però ama i ritmi e le melodie d’influenza afroamericana e latinoamericana, che così diventano necessari a far funzionare l’industria musicale nazionale. E così come le autorità scozzesi alla fine permisero la vendita del peccaminoso dessert, il regime deve cedere il passo alla musica d’oltreoceano. (Tomatis, 36) 

L’influenza americana sia fa sentire anche su un altro fronte: quello della produzione industriale di gelato. Le macchine per la produzione industriale del gelato, di fabbricazione americana erano consigliate già da Pellegrino Artusi, considerato il padre della tradizione culinaria nazionale. Per la diffusione di macchine per la produzione industriale del gelato si dovrà aspettare la fine della Prima Guerra Mondiale, ma già nel 1928, numerose fabbriche statali e private competevano nella produzione del ghiaccio artificiale e prodotti derivati. (CAPATTI et al 2003:260)

Se mi compri un gelato (1964)

Mina

All’alba dei movimenti per la liberazione sessuale, le canzoni, anziché tentare d’inibire gli istinti, li eccitano. E il gelato è, ancora una vo. , al centro della scena. Nel 1964 Mina promette all’amante:

Se mi compri un gelato,
Con le labbra ghiacciate così,
A cuore a cuore, ti bacerò.

Se mi compri un gelato (1964)

È l’anno in cui nasce il Festivalbar e Sergio Liberovici, Michele Straniero, Emilio Jona e Giorgio De Maria pubblicano Le canzoni della cattiva coscienza. La canzone di Mina, composta da Piero Soffici, già autore di Stessa spiaggia, stesso mare (1963), esce anche in spagnolo e  in giapponese. E nel 1998, viene utilizzata nella colonna sonora del film Così ridevano di Gianni Amelio.

Ma questi sono anche gli anni in cui l’industria dolciaria, e dei gelati in particolare, è in pieno sviluppo. Già dal 1950, Algida e Motta avevano introdotto nel mercato il gelato industriale, nel 1951 Motta inizia la produzione di ghiaccioli e nel 1955 Algida e Motta iniziano la produzione di biscotti al gelato e gelati in cono. Nello stesso tempo, il frigorifero entra nelle case degli italiani e poco a poco il gelato fatto in casa scompare. (CAPATTI et al 2003:271)

Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, c’è un esplosione di gusti sia nei generi musicali sia nei gelati. Le canzoni esplorano tutte le combinazioni di gusti possibili spaziando dal rock e progressive rock italiano al pop e dalla musica melodica napoletana al jazz.

Nel 1977, Alberto Camerini offre un Gelato metropolitano “digeribile da tutti, dai grandi e dai bambini, diciamo gusto tutti frutti, firmato Alberto Camerini, nutriente, digestivo, tonico e corroborante.”

Gelato Metropolitano (1977)

Alberto Camerini

Gelato Metropolitano (1977)

Accompagnato da un’allegra chitarra, Camerini offre il più ampio assortimento di gelati nel panorama della canzone italiana.

Banana, fragola e limone, arcobaleno zabajone, crema gel al tuttifrutti, stracciatella col biscotto,
panna in coppa, candelotto, fior di latte clandestino, un bel cono col pistacchio, zut, vaniglia torroncino babà deflagrante con nocciola latitante, verde menta alla granita, al caffè non è finita,
pesca, albicocca, ananas e dolce in bocca, tupamaro, grock schiacciato, colorato è il mio gelato.

Nello stesso anno, i Maxophone pubblicano Cono gelato come singolo—incluso più tardi (2008) nella versione CD del loro unico album, Maxophone.

Il pezzo mescola sonorità jazz, pop e rock, spolverando di assoli al sax e alla chitarra, com’è caratteristico di questo gruppo. E la mescola riflette i ricordi di un amore passato, di cui si possono ancora sentire i sapori.

Cono Di Gelato (1977)

Maxophone

Cono Di Gelato (1977)

Due anni dopo abbiamo Nu’ gelato e nu’ caffè di Nino D’Angelo e Gelato al limon di Paolo Conte. 

Nu Gelato e Nu Café (1979)

Nino D’Angelo

Nu Gelato e Nu Café (1979)

Un gelato al limon (1979)

Paolo Conte

Gelato al limon (1979)

Al piacere semplice di D’Angelo, che parla di una quotidianità tranquilla, si contrappone il romanticismo stravagante, surreale del jazzista torinese. Il gelato al limone echeggia lungo tutto il pezzo, accompagnando la ”sensualità di vite disperate” che viaggiano “con una valigia di perplessità.” Conte, che due anni dopo riceve il premio Montale per la poesia, per questo album collabora tra gli altri con tre componenti della Premiata Forneria Marconi, il chitarrista Franco Mussida, il bassista Patrick Djivas e il batterista Walter Calloni.

Il 1980 è l’anno del Gelato al cioccolato di Pupo. È il suo secondo lavoro, scritto da Clara Miozzi e Cristiano Malgioglio. Il gelato qui simboleggia l’oggetto del desiderio sessuale. Però, contrariamente a quanto le parole suggeriscano, la canzone parla del rapporto di Malgioglio con un ragazzo nordafricanoLa rivelazione, già scandalosa per alcuni nell’Italia degli anni 2000, non era nemmeno pensabile negli anni Ottanta.

Gelato al cioccolato (1980)

Pupo

Gelato al cioccolato (1980)

Nel 1984, Gianna Nannini arriva al successo nazionale e internazionale con Fotoromanza, in cui l’amore “è un gelato al veleno.“ La canzone, che parla di un rapporto tossico in cui i due partner sono impegnati in un gioco di potere più che in uno scambio di dolcezze, viene promossa con un video di Michelangelo Antonioni, diventando una delle prime collaborazioni tra cinematografia e musica. 

Fotoromanza (1984)

Gianna Nannini

Fotoromanza (1984)

La Nannini vince il Festivalbar, Vota la voce e il Telegatto d’oro per il miglior testo dell’anno e Puzzle, il disco da cui è tratta la canzone, occupa I primi posti nelle classifiche di Germania, Austria e Svizzera.

Come un gelato all’equatore (1999)

Pino Daniele

Come un gelato all’equatore (1999)

Con l’album Come un gelato all’equatore, Pino Daniele ci allontana sia dalle atmosfere surreali di Conte che da quelle tossiche della Nannini. E abbandona pure le sonorità della Napule’s Power durante la quale ha prodotto album importanti come Pino Daniele (1979), Nero a metà (1980) e Vai mo’ (1981). Là aveva definito la chiave del suo stile, “tarumbò,” un mix fra tarantella e blues. Nonostante l’orientamento verso il pop, commerciale, possiamo comunque di godere della chitarra e della voce del bluesman napoletano. Come Nino D’angelo, anche qui si parla un amore estivo, tranquillo. D’altro canto, è proprio nella loro Napoli che nel 1775 Filippo Baldini pubblica il primo trattato sul gelato in cui sostiene che “questo prodotto della più raffinata mente umana” sia una delle conseguenze di una società ordinata. (QUINZIO 2009:51 e Calaresu 2013:62)

Bugo apre il XXI secolo con un pezzo nichilista. Il gelato non ha più sapore, è soltanto colore. Per Bugo, “niente ci può scalfire,” “niente ci può sfiorare.” Resta soltanto un algido rapporto con una realtà fatta soltanto di forme il cui senso è completamente relativizzato—“Lo dico, lo dici tu“—e sfuggevole.

Gelato giallo (2006)

Bugo

Gelato giallo (2006)

Entriamo nella seconda decade degli anni Duemila, dove il rap, l’hip hop e ultimamente la trap occupano un posto di primo piano nel panorama musicale italiano. Tre artisti si sono misurati col gelato e la tensione morale di cui è portatore: Fedez, la Dark Polo Gang, e Samuel Heron con I The Kolors.

Cono gelato (2017)

Dark Polo Gang

Cono gelato (2017)

Com’e tipico di questo genere, Tony Effe, Wayne Santana e Dark Pyrex cantano, vestono e mettono in scena tutti i simboli associati al successo e alla popolarità (collane, soldi, macchine, sesso). L’uso, ormai scontato, del gelato come simbolo sessuale, fa parte di un materialismo che non lascia spazio ai sentimenti.

Fedez invece incarna il gelataio-spacciatore che oltre ai consueti gusti offre ai propri clienti varietà esotiche che spaziano dalla marijuana alla ketamina all’eroina. Non privo di una vena ironica che sfrutta per associare i suoi nuovi, psichedelici gelati a ben più noti sapori e marchi, l’ice-cream pusher nasconde opportunamente i prodotti nel doppio fondo del suo carretto dei gelati benché si senta al di sopra della morale comune:

Non venirmi a fare
La morale
Che pure tua madre è scesa per acquistare

Ice cream pusher (2011)

Fedez

Ice cream pusher (2011)

Ma Fedez non è Frankie hi-nrg e I suoi testi non hanno né la tensione morale né la critica sociale di Quelli che ben pensano (1997). Non si tratta, però, di fare come il “moralista culturale” Michele Molina che liquida la trap sostenendo che non è musica, è rumore per smartphone. Questa, come molte altre che abbiamo ascoltato, rientra senza dubbio nella categoria della musica commerciale in cui la natura tecnica dei mezzi di produzione influenza in modo determinante il prodotto finale. Già nel 1964, Umberto Eco, criticava il tono polemico  di chi definiva questa musica “gastronomica” (Eco 1964, 213). E sosteneva che non soltanto ogni musica, ogni arte, utilizza delle tecnologie le quali non tolgono nulla alla creatività umana, anzi la spingono in nuove direzioni. Difatti, affermava il filosofo, grazie ai nuovi mezzi tecnici di registrazione si possono raggiungere “risultati estetici non di rado interessanti.” (Eco 1964, 236)

Chiudo questa rassegna sulla storia del gelato nella musica italiana con Samuel Heron e I The Kolors. Staccandosi da queste atmosfere edoniste e oscure, ci riportano nel clima spensierato di un sabato sera estivo pieno di musica, ballo, amore e gelato al limone (che loro non prendono mai!).

Nella pancia della balena (2020)

Samuel Heron – feat The Kolors

Nella pancia della balena (2020)

E voi che gelato preferite? E quale canzone o genere vi piace di più? Conoscete altre canzoni italiane sul gelato?

Per saperne di più

Calaresu, M. 2013. “Making and Eating Ice Cream in Naples: Rethinking Consumption and Sociability in the Eighteenth Century.” Past & Present 220 (1): 35–78. https://doi.org/10.1093/pastj/gtt018.

Capatti, Alberto, Massimo Montanari, and Aine O’Healy. 2003. “Science and Technology in the Kitchen.” In Italian Cuisine, 243–72. A Cultural History. Columbia University Press. https://doi.org/10.7312/capa12232.12.

Caselli, Roberto. Storia della canzone italiana. Milano: Hoepli, 2018.

Fox, Dorian. 2015. “Affogato.” Gastronomica 15 (3): 64–66. https://doi.org/10.1525/gfc.2015.15.3.64.

Mitchell, Tony. 2007. “Paolo Conte: Italian ‘Arthouse Exotic.’” Popular Music 26 (3): 489–96.

McKee, Francis. “Oxford Symposium on Food and Cookery 1991.” n.d., 337.

Quinzio, Jeri. 2009a. “Ingenious Foreigners and Others.” In Of Sugar and Snow, 1st ed., 50–74. A History of Ice Cream Making. University of California Press. https://www.jstor.org/stable/10.1525/j.ctt7zw39d.7.

———. 2009b. “The Land of Ice Cream.” In Of Sugar and Snow, 1st ed., 75–102. A History of Ice Cream Making. University of California Press. https://www.jstor.org/stable/10.1525/j.ctt7zw39d.8.

Scholten, Elke, Miriam Peters, and Jeffrey Steingarten. 2012. “ICE CREAM UNLIMITED:: The Possibilities of Ingredient Pairing.” In The Kitchen as Laboratory, edited by César Vega, Job Ubbink, and Erik van der Linden, 123–33. Reflections on the Science of Food and Cooking. Columbia University Press. https://doi.org/10.7312/vega15344.22.

Tarantino, Maria, and Sabina Terziani. 2010. “A Journey into the Imaginary of Sicilian Pastry.” Gastronomica 10 (3): 45–51. https://doi.org/10.1525/gfc.2010.10.3.45.

Tomatis, Jacopo. Storia culturale della canzone italiana. Milano: Il Saggiatore, 2019.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
css.php